Opportunità che dipendono dalla vita e dallo spazio che sapremo dargli noi.
Dall'opportunità che sapremo dare alle opportunità, che come tutte le cose,diventano tali solo se concediamo loro fiducia e tempo, noi stessi,insomma.
Sto sempre da quella parte, aveva ragione Doman, nel dire di dare ai propri figli l'opportunità di una crescita sana, sia in presenza di difficoltà patologiche che non.
Non sto dalla parte dell'autismo,ma del cervello.
Ma per stare dalla parte del cervello , che è il contenitore delle potenzialità,infinite, non solo delle difficoltà, limitate, occorre stare a fianco dell'autismo, anzi per mano a lui e rinunciare ,noi genitori,a essere altro per un po' di tempo, il tempo della crescita,che in genere trova la sua soglia massima,tra i 3 e 6 anni, occorre spendersi per questo,occorre essere noi l'altro, quell'"altro" simbolico che al bambino in questa fase della vita manca.
Questo crea la reciprocità.
Un bambino che non parla e non comunica, non potrà mai crearsi la reciprocità da solo,e attendendo che qualcosa sfoci in lui ,da solo, senza il nostro stragli a fianco a dargli quello di cui ha bisogno, avremmo solo perso tempo.
Credo fermamente che occorra stare con lui nelle cose, perché l'ho visto accadere, e perché nel "simbolico" che manca al bambino con difficoltà di comunicazione e nel "simbolico" che è l'uomo e il suo linguaggio, continuo a trovare tutta la coerenza e il senso per fare.
Crescere è un cammino, e un cammino , purchè impervio e tortuoso che sia, non potrà mai essere un punto fermo, qualsiasi cosa avvenga ci troverà svegli, e questo resta ancora oggi l'unico rischio che mi fa sentire viva.
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