25 luglio, 2012

Simboli

Oggi in colonna ,nel traffico,un'auto così davanti e pensavo a quanto affascina da sempre i bambini
l'auto della "polizia". Pensavo che c'è un perchè,il perchè del "simbolo",dell'identificarsi.
Chi di noi non ha mai sentito un richiamo per questo,come per le "divise",è la necessità di identificarsi per appartenere. Perchè se appartengo dunque sono.
Antonella.
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21 luglio, 2012

Soggettività


La vita è un palcoscenico.
Possiamo solo interpretare gli eventi,e con il nostro comportarmento scegliere di essere attori o comparse.
Il gioco ,deve essere come un palcoscenico ,dove gli attori si calano nelle loro parti e riescono ad attingere dal sè solo calandosi,sempre più in profondità.E' questo il lavoro del gioco,la nostra abilità deve essere quella di  "condottieri del cuore" pronti ad accompagnare il bambino nel viaggio della fantasia,per identificarlo attraverso il nostro sguardo e l'accompagnamento della nostra voce,del nostro corpo, nel Soggetto,perchè non puoi calarti in nessuna parte se prima non sei Soggetto; e  poi passare alla fase successiva che è identificazione dell'Altro,cioè noi. Da qui nasce l'esigenza del linguaggio,che è un'esigenza sociale,altrimenti senza questa identificazione del Soggetto il bambino spesso parla ,ma per il puro piacere del godimento personale,quindi con ecolalie,spezzati di pubblicità.....non ha nessuna esigenza di un contesto sociale,perchè appunto non ci può essere l'Altro se prima non c'è il Sè Soggetto. Il Soggetto,la nostra Mente,ha bisogno di identificarsi in Simbologie,ecco il segreto delle Immagini,che sono fatti,e evocano nella Mente un ricordo,creano una esperienza e permettono di stabilire quel contatto essenziale con il mondo esterno,di venir fuori,di trovare la chiave........
Questo fa parte della natura primordiale dell'uomo,pensiamo agli Egizi,alla loro scrittura fatta di simboli ,ai primitivi,con i loro graffiti nella caverne,alla nascita della comunicazione,perchè non ci può essere linguaggio senza comunicazione.
E allora qualcosa inizierà a divenire,quel qualcosa che prima non c'era,ma che ora prende forma e cresce,inarrestabile,perchè ricordiamoci che il Cervello dove risiede la Mente è l'unico oggetto che più cose contiene e più può contenerne.................................
Antonella.
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09 luglio, 2012

Libro Immagini


Sono passati 4 anni da quando ho fatto questo libro di immagini,e correggere l'età di mio figlio da 4 a 8 anni è stata un'emozione fortissima,è stato come riavvolgere il tempo,all'indietro,in un attimo,e spero che questa emozione possa arrivare anche a voi.
Le immagini sono uno strumento potentissimo,perchè LA MENTE FUNZIONA PER IMMAGINI.
Buon lavoro,
Antonella.
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01 luglio, 2012

I bambini odiano essere interrogati - esperienza

Il linguaggio del bambino autistico in genere rimane qualcosa di chiuso,"si intende da solo",l'Altro a livello simbolico rimane escluso dal suo mondo.
La sua parola non gli serve a dire,ma a godere.
Non c'è distinzione tra il soggetto e l'Altro,non c'è dialettica,ma ripetizione,c'è ecolalia.
Occuparsi di un bambino significa normalmente pensare a quello che secondo noi potrebbe essergli utile,a quello che desideriamo per lui. Ma in questo modo,inevitabilmente,situiamo il bambino in una posizione d'oggetto,sappiamo per lui,ci sostituiamo a lui.
Per questo nel caso del bambino autistico,più ce ne occupiamo,cioè più cerchiamo di spingerci in una qualunque direzione,più egli manifesta la tendenza a chiudersi.
C'è questo esempio,secondo me,illuminante:
Peter,un bambino autistico di 5 anni che non parlava,testimonianza dell'autore.
Invitato a partecipare al gruppo di bambini ,si nascondeva sotto il tavolo.E quando la psicologa si felicitava con gli altri bambini perchè anche Peter ,per la prima volta,partecipava,egli rispondeva seccamente:"no".
Tutti pensavano che fosse finalmente uscito dal suo mutismo,ma invece per un altro anno non disse più niente,nonostante tutte le terapie tentate con lui.
Una mattina un'infermiera coreana molto gentile ,che faceva la notte nel reparto,li informò che Peter con lei parlava per chiederle dell'acqua o dei biscotti.Tutti furono molto sorpresi e anche un pò offesi del successo terapeutico e ,alla domanda cosa mai dicesse ai bambini,appresero che lei non parlava più di tanto con loro:li accompagnava a letto,augurava la buona notte,e parlando a voce bassa,suggeriva loro che era il momento di dormire. Peter aveva cominciato così a fare le sue richieste.
Il caso emblematico dimostra come l'infermiera,che non voleva niente di particolare ma era molto dolce con i bambini,avesse ottenuto che Peter parlasse.
Ha ottenuto quello che tuttti desideravamo:non esercitava alcuna pressione su di lui,si dimostrava distrattamente attenta,non domandava niente e rispondeva solo a quello che Peter chiedeva!

La cura del bambino autistico,Martin Egge,Casa Editrice Astrolabio
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