Concentrazione ed attenzione
Solo di questo dovremmo preoccuparci.
Di catturare la loro attenzione.
Ma non la semplice attenzione che nasce dallo sguardo, no,
dobbiamo fare in modo di coinvolgere almeno i due canali, il canale visivo e
quello uditivo, catalizzare la sua attenzione verso il centro, cioè il nostro
obiettivo prefissato: il linguaggio.
Il centro dell’obiettivo è l’IMMAGINE, non la parola scritta.
La COMUNICAZIONE nasce dall’immagine, fin dai tempi più
antichi, ed il linguaggio scritto è la codificazione per tradurre le immagini
della mente.
La nostra mente vede per immagini.
La parola , invece, è astratta.
La mente di chi ha necessità di stimoli al linguaggio è ancora
più visiva della nostra.
La loro mente vede ancora di più per immagini.
Dalle immagini offerte , viste e riviste, memorizzate
attraverso il lavoro quotidiano , catalogate negli archivi della mente, deriva
la parola.
Se dobbiamo lavorare alla stimolazione del linguaggio,
dobbiamo partire dall’immagine.
Ma per stimolare, che è lavorare ad un divenire, ad un
cambiamento, non basta la semplice attenzione, non possiamo accontentarci di un
normale interesse, dobbiamo letteralmente “catalizzare” lo sguardo del bambino
e l’udito del bambino, e la sua figura stessa deve essere ferma, assorta e
protesa unicamente verso la fonte, che è lo stimolo.
Solo così è lavoro, solo così diviene stimolo che produce, perché
i suoi sensi sono totalmente impegnati in quello che sta facendo, e non vi è
spazio alcuno di dispersione, tutte le sue POTENZIALITA’ sono protese allo
stimolo ed il bambino riceve quindi attraverso l’apertura dei canali dei sensi
lo stimolo ed inevitabilmente lo interiorizza.
Associare l’impiego dei due emisferi cerebrali ,attraverso l’impiego
della vista e dell’udito, comporta la concentrazione mirata di tutte le energie
e , pertanto, esclude la necessità di dare sfogo a comportamenti spesso
presenti in chi ha deficit dell’attenzione (vedi stereotipie) dovuti appunto ad
una ricerca di compensazione di energie latenti, che non trovano canali di
espressione, se non quelli del movimento.
Il linguaggio , che ricordiamoci, è un canale del movimento,
sostituirà fino ad assorbirle queste manifestazioni corporali, di tipo
esplosivo e senza scopo, mosse certamente da una necessità anche di ricerca d’impiego
del sé, non solo istintiva,fisica.
Il linguaggio farà il resto e formerà l’uomo che è nel
bambino.
E’ di aiuto in questo concetto fondamentale della
stimolazione, che è alla base di ogni lavoro che facciamo con / per il bambino,
l’esempio di chi per prender sonno “conta le pecore”.
Cosa succede nella mente di chi “conta le pecore?”
Innanzitutto , nella mia mente devo essermi posizionata all’immagine
delle pecore e successivamente inizio ad associarle al contare, così facendo,
succede che la mia mente è totalmente impegnata, sia l’emisfero destro del
cervello che il sinistro, ed in questo fare le mie energie sono interamente
indirizzate a questo obiettivo , che consegue in un interagire di informazioni
in entrata ed uscita, uno scambio che funziona. Diversamente, sarebbe come se
volessimo far entrare aria senza aprire le finestre.
Ci dobbiamo preoccupare di questo, solamente di questo, di
come ed in che misura offriamo a chi ne necessita gli stimoli, il resto
avviene, forse non come vorremmo noi , ma da qualche parte all’interno della
mente del bambino ha luogo, e quando una cosa avviene , poi, non ce ne
ricordiamo più, la lasciamo andare, perché ha vita propria, come le stelle, che
ci indirizzano al centro della vita e delle cose, ma che senza quel nucleo da
cui sono generate non sarebbero luce, non sarebbero guida.
Antonella
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